8.02.2010

Infelicità relativa

A volte ci chiediamo dove stiamo andando, dove finiremo, dove siamo stati e perché non ci siamo fermati. In questo nostro percorso vitale ci sono strade ampie e pulite, piene di gente, ma ci sono anche stradine nascoste, buie e solitarie. Curiosamente possiamo sentirci perduti in qualsiasi posto, pensando che  ci aspetta una sorpresa in ogni angolo. 

Nel tentativo di fare la scelta giusta ci sbagliamo e ci castighiamo, ci pentiamo e ci congratuliamo. Comunque, c'è una cosa vera, non siamo mai completamente contenti. Quando abbiamo soldi, non abbiamo amore, quando abbiamo casa, non possiamo pagare l'affitto, quando ci innamoriamo non lavoriamo, quando abbiamo lavoro, non troviamo casa, e così via. Vogliamo coprire i buchi della nostra esistenza al più presto possibile, probabilmente senza accorgerci che specchiamo il tempo tentando di costruirci una felicità invece di vivere e di conseguenza essere felici. Non c'è niente di male nel cercare motivi o cose che ci rendano più felici, ma solo se questa faccenda non distrugge il nostro morale o ci porta alla depressione. 

Per trovare quelle che consideriamo le ragioni della felicità, guardiamo a noi stessi giudicando la nostra insoddisfazione con tutto quello che abbiamo intorno, altro che valutare le cose che ci circondano fino al punto di renderle ragioni della nostra felicità. Non è facile ma è possibile. Chi non tenta non vince, non è così? Non vi arrendiate. 

Sentirsi infelici non significa aver diritto ad affermare che quello che abbiamo non è abbastanza per noi, vuol dire aver il dovere di ringrazziare a chi ci sta vicino e di approfittare tutto ciò che ci si offre in modo da poter sentirci veramente felici.


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